“FUGIT IRREPARABILE TEMPUS”. Questa iscrizione latina sul muro di un’antica casa accanto ad una meridiana ci ricorda, ogni qualvolta alziamo lo sguardo, che ogni nostra giornata fugge veloce. La saggezza dei nostri padri ci riporta così, con brevi parole, a fermarci un momento per riflettere sul senso della nostra vita che spesso scorre nella superficialità perché soffocata o da una noiosa “routine” quotidiana o da corse frenetiche a cui il vivere moderno talvolta ci costringe. Riflettendo ci accorgiamo che spesso l’uomo non vive la sua vita, perché immerso in tempi che non esistono: o nel ricordo o nel rimpianto… In realtà… l’unico tempo che l’uomo possiede è l’attimo presente che va vissuto interiormente sfruttandolo appieno. Vivendo così certamente l’uomo si sente libero perché non è più schiacciato dall’angoscia del suo passato e dalle preoccupazioni per il suo avvenire. Certamente riuscire a raggiungere questo traguardo non è affatto semplice e richiede uno sforzo costante… dare un senso ad ogni nostra azione, grande o piccola che sia… in favore degli altri. Pensandoci bene ogni uomo lavora già per gli altri: anche l’operaio piantando un bullone o il contadino seminando il campo, ma spesso perde il significato più vero e più importante del lavoro. Forse occorrerebbe dare una nuova intenzione ad ogni nostra mossa e certamente ci sentiremmo maggiormente realizzati e prenderemmo così coscienza del valore della nostra vita, dono prezioso che non può e non deve essere sciupato né bruciato in egoismi sterili e inutili ambizioni». [Tema scolastico]
«I giornali, la televisione, i mass-media in genere ci parlano spesso di libertà; ne abbiamo un doloroso esempio nei fatti accaduti recentemente in piazza Tienanmen. La fotografia di quel giovane immobile davanti al carro armato è l’emblema della ricerca spesso disperata ed eroica che spinge i giovani d’oggi a lottare anche a costo della vita. Sfogliando i giornali di questi giorni o accendendo il televisore veniamo colpiti da quel fiume umano di profughi che lasciano i paesi dell’est incuranti di ogni pericolo correndo verso la libertà e subito il pensiero va alla lotta silenziosa e tenace del popolo del Sudafrica. Libertà come uguaglianza e quindi scomparsa di ogni forma di razzismo; libertà di autodeterminazione dei popoli; libertà di espressione, di pensiero, di religione; libertà dal bisogno, intesa come disponibilità dai mezzi di sopravvivenza, mi riferisco cioè a quella parte di popolazione che tuttora sta morendo di fame, alla quale è negata la principale libertà: quella di vivere. La ricerca della libertà e la lotta per conquistarla è una costante nella storia del cammino degli uomini; cammino non ancora terminato, meta ancora da raggiungere anche se molte barriere sono ormai crollate. Noi occidentali, eredi delle idee della rivoluzione americana, di quella francese, formati su basi dettate dal cristianesimo; noi che viviamo in stati democratici, forse crediamo di aver raggiunto la libertà. Ma è forse vero?Nonostante il continuo tendere verso questo bene comune l’uomo, cercando di liberarsi da alcune proibizioni, si rende schiavo di se stesso attraverso il consumismo, il benessere, la ricerca disperata del potere». [Tema scolastico]
«Ho una nonna paralizzata ed è dovere di ogni nipotina andarla a trovare ogni tanto. Ma ho capito che se volevo essere una vera gen dovevo fare qualcosa di più. Così ho deciso di andarci più giorni di seguito per tenerle compagnia. Il leggere la frase del Vangelo: “Qualunque cosa avrete fatto a uno di questi piccoli…” mi è stata da pedana di lancio. Dopo la scuola sono andata a casa mia. Per le scale ero un po’ arrabbiata per dover perdere tanto tempo, ma ho detto il mio Sì. Quando scendendo le scale sono tornata a casa avevo una gioia dentro fortissima!» Albissola, 15 febbraio 1983
«Quando ho avuto la notizia un po’ vaga che probabilmente Chicca (anche lei gen, sua amica intima) si sarebbe trasferita a Reggio Emilia, mi sono presa un grosso spavento, ma poi mi sono detta: sicuramente non partirà. Successivamente però la notizia è stata confermata e a me venivano le lacrime agli occhi. Non volevo accettare la realtà che Gesù mi metteva davanti, così sono andata da Lui a chiedergli aiuto e coraggio per riuscire a sostenere il compito di unica gen 3 di Savona, responsabile di tutte le altre bambine della zona. Quando sono uscita dalla chiesa ero molto più felice e sicura che la forza me l’avrebbe data Lui. Ora che so che Chicca rimarrà qui almeno per quest’anno, ho fatto salti gioia. Gesù mi aveva messo alla prova»!Albissola, 26 ottobre 1983
«La realtà per me più importante in questo congresso è stata la riscoperta di Gesù Abbandonato. Prima lo vivevo piuttosto superficialmente, e lo accettavo per poi aspettarmi la gioia. In questo congresso ho capito che stavo sbagliando tutto. Non dovevo strumentalizzarlo, ma amarlo e basta. Ho scoperto che Gesù Abbandonato è la chiave dell’unità con Dio e voglio sceglierlo come primo sposo e prepararmi per quando viene. Preferirlo!» Novembre 1983
«Sono a letto con la varicella, subito l’idea di non poter partecipare all’incontro mi rattristava molto. Ho pregato. L’ho riconosciuto: è Lui, Gesù Abbandonato. Offro tutto x l’incontro.» Febbraio 1984 - Lettera di Chiara Luce a Ivanna
«Come avrai saputo sono stata ammalata. Due giorni dopo la Cresima sono stata costretta a starmene a casa sola e per lo più a letto con la febbre. Ho “perso” un mese di scuola. Questo per me è stato molto duro. Dicevo: è possibile, proprio a me doveva capitare! A scuola hanno già fatto due compiti in classe e io rimango indietro. Ma subito ho detto: “Questo è per me Gesù Abbandonato e devo amarlo il più possibile”. Così ho fatto. Dopo due giorni ho saputo che il papà di una mia compagna era morto. Ho detto: ma il mio dolore è ben poco in confronto alla mia compagna e ho ricominciato.» Novembre 1984 - Lettera di Chiara Luce a Ivanna
«Con i miei compagni di scuola in questi giorni s’era deciso di andare a Savona al cinema a vedere “La storia Infinita”. Io ero molto contenta di andare, perché mi avevano riferito che era un film molto bello e poi era un’occasione per stare insieme tra compagni e rafforzare l’amicizia con quelli lontani. Però il giorno che avevamo deciso di andare ha cominciato a nevicare, così l’autobus che ci avrebbe portato a Savona non partiva. Eravamo tutti molto dispiaciuti e siamo tornati a casa. Poco dopo vedo passare l’autobus. Aveva cambiato idea ed era partito, ma ormai era troppo tardi. Subito mi sono arrabbiata, poi ho capito che quello era il momento per dire Sì a Gesù Abbandonato e sorridere. Subito dopo mi telefona una mia compagna arrabbiatissima per quello che era successo e per il nervoso diceva anche parolacce. Io l’ho amata sino in fondo e le ho detto che non era il caso di prendersela. Le ho detto che io ero felice, perché ero riuscita a oltrepassare il dolore buttandomi verso gli altri. Lei è rimasta pensierosa poi mi ha detto: grazie!» Albissola, 6 febbraio 1985
«Questi ultimi giorni sono un po’ difficili perché dopo il trasloco a Savona sono sorte diverse difficoltà, tra cui la scuola (faccio il classico). Il cambiamento di casa è stato per me un po’ doloroso anche perché ero molto affezionata a Sassello. Mi veniva da rispondere a questo dolore mettendo il muso tutto il giorno. Poi ho capito che quello era un volto di Gesù Abbandonato. Era difficile dirgli Sì… ma ci ho provato, a cominciare col dare una mano alla mamma e al papà per le ultime sistemazioni, studiando la lezione perché Volontà di Dio, facendo il proposito ogni mattina. La vita si è trasformata e poi con l’inizio degli incontri gen 3 sembra proprio che Gesù mi dia una mano per ricominciare sempre».
«Sassello è un paesino piccolo e le cose si sanno in fretta. Infatti sapevano tutti che io ero una gen e mi chiamavano “suora”. Non sapevo come comportarmi in questi ultimi tempi, ma in Mariapoli (incontro estivo dei Focolari) ecco la risposta: Lui! L’esperienza di una gen 3 sul (vivere) controcorrente faceva al caso mio. Ero felice, avevo trovato il segreto. Tornata a casa tutti sapevano dove ero andata perché il parroco lo aveva detto in classe. Al mattino quando sono tornata in classe le mie compagne che normalmente rimanevano a parlare con me, ora mi isolavano, io ero un po’ triste ma ho abbracciato Gesù Abbandonato felice. Il giorno dopo ci sarebbe stata la gita e tutte le mie compagne già avevano deciso con quale compagna sedersi a fianco sul pullman, io invece ero rimasta senza compagna, anche lì Gesù Abbandonato. Ma il mattino stesso una mia compagna mi chiede se voglio sedermi vicino a lei perché la sua amica è con un’altra ragazza, ecco il centuplo! Un’altra gioia mi è arrivata quando ho ricevuto 2 lettere di 2 bambine a cui scrivevo da molto tempo. Erano molto contente di aver ricevuto le mie lettere e avevano colto l’amore che io mandavo loro. Sono stata felicissima e ho ringraziato Gesù». Maggio 1984
«In questo periodo, come sapete la scuola non va affatto bene. Oltretutto ultimamente la mia prof di Italiano mi ha preso male. Un giorno mi ha interrogata di Geografia, io avevo studiato proprio bene e quindi ero molto tranquilla, così ho risposto a tutte le sue domande e quando sono tornata a posto ero convinta di aver preso un bel 7. All’intervallo vado a chiederle il voto e lei mi risponde che ho preso 5 ½. Sarei scoppiata a piangere ed ero molto triste. L’ora dopo una mia compagna mi dice che sarebbe venuto il suo papà a prenderla a scuola e sarebbe stato contento di salutarmi e fare la mia conoscenza. Io sono stata d’accordo. Tra me ho pensato che non potevo salutarlo con questa tristezza addosso, ma che quella era una buona occasione per abbracciare Gesù Abbandonato buttandomi ad amare gli altri. Quando l’ho salutato ho cercato di farlo con tutto l’amore possibile. Il giorno dopo, la mia compagna mi ha detto che aveva spiegato a suo papà cosa m’era successo a scuola ieri e lui aveva risposto che nel salutarlo l’avevo colpito per quella felicità che avevo nel volto; per me è stato un riscoprire quanto Gesù ti dà molti frutti quando ti butti verso gli altri». Albissola, 4 giugno 1986
La mamma al congresso internazionale Gen3 (2010) riferisce che a questo punto i suoi compagni si sono alzati in piedi e hanno detto: “Professoressa non può fare questa cosa”. E lei: “la professoressa sono io!” E’ stato questo il suo primo grande dolore. Anche perché l’interrogazione poteva essere decisiva per non essere bocciata.
“Sono entrata in classe piena di gioia” - «Quest’anno sono in una classe e sezione nuova perché ripeto l’anno. Quando sono entrata x la prima volta in classe avevo un po’ di paura, perché non conoscevo nessuno e avevo paura che facilmente sarei stata scartata dagli altri. Poi ho pensato che potevo assomigliare un pochino a Gesù Abbandonato e piena di gioia sono entrata in classe. I compagni sono stati molto simpatici con me e già ci conosciamo con tutti. Ho chiesto così a Gesù di essere sempre pronta a voler loro bene in ogni momento». 3 Ottobre 1986
“Sono entrata in classe piena di gioia” - «Quest’anno sono in una classe e sezione nuova perché ripeto l’anno. Quando sono entrata x la prima volta in classe avevo un po’ di paura, perché non conoscevo nessuno e avevo paura che facilmente sarei stata scartata dagli altri. Poi ho pensato che potevo assomigliare un pochino a Gesù Abbandonato e piena di gioia sono entrata in classe. I compagni sono stati molto simpatici con me e già ci conosciamo con tutti. Ho chiesto così a Gesù di essere sempre pronta a voler loro bene in ogni momento». 3 Ottobre 1986
«Carissima mamma, da due giorni sono ritornata dall’ospedale di Torino dove, da circa 10 mesi, per l’ennesima volta mi sono recata a sottopormi a un ciclo chemioterapico. Il mio stato di salute attuale non è dei migliori, perché il mio fisico è ormai duramente provato a causa delle terapie. L’ultimo ricovero coincideva con il Congresso gen 2 a Castelgandolfo. Una mattina stavo particolarmente male; sapevo che proprio quel giorno le gen avrebbero pregato per me. Anch’io ho sentito il desiderio di unirmi a loro insieme con mamma. Siccome questo è l’anno dello Spirito Santo [in quel periodo nel movimento dei Focolari si approfondiva tale tema], oltre alla mia guarigione, ho chiesto all’Eterno Padre di illuminare col suo Spirito i responsabili del raduno, e per tutte le gen la sapienza e la luce. E’ stato proprio un momento di Dio: soffrivo molto fisicamente ma l’anima cantava. Ora ti chiedo un regalo per Natale: una Parola di Vita per me, una per papà e una per la mamma. Chiedo troppo?» [Lettera di Chiara Luce a Chiara Lubich - Sassello, 20.12.1989]
La fondatrice dei Focolari le risponde a stretto giro di posta, il 30 dicembre 1989: «Carissima Chiara, avrai saputo che il congresso gen 2 è stato una vera manifestazione dello Spirito Santo, grazie anche a te. Ti sento tutta protesa a corrispondere all’amore di Dio e a dirgli il tuo continuo “sì”… Io ti seguo costantemente con la mia preghiera e con tutto il mio amore. Ho scelto la Parola di Vita che desideravi . “Chi rimane in me ed io in lui, questi porta molto frutto” (Gv. 15,5)