giovedì 25 novembre 2010

Il tempo di Chiara

"So che il tempo è un dono di Dio, so che ogni ora del giorno è una monetina da spendere con giudizio e con bontà." [1979]

 

"Riflettendo ci accorgiamo che spesso l'uomo non vive la sua vita, perché immerso in tempi che non esistono: o nel ricordo o nel rimpianto… In realtà… l'unico tempo che l'uomo possiede è l'attimo presente che va vissuto interiormente sfruttandolo appieno. Vivendo così certamente l'uomo si sente libero perché non è più schiacciato dall'angoscia del suo passato e dalle preoccupazioni per il suo avvenire." [1989]

 

A diciotto anni, Chiara approfondisce un argomento che già dieci anni prima aveva trattato con una maturità insolita per una bambina della sua età; parla del rischio di una vita non vissuta, di ricordi, rimpianti, e di un'unica chance per possedere pienamente il proprio tempo: viverlo interiormente. A otto anni aveva scritto 'con giudizio e bontà', a diciotto 'interiormente': la sostanza è la stessa; nell'adolescenza Chiara non è solamente una bambina ispirata divenuta maggiorenne, ma è una creatura che nel corso degli anni non ha mai abbandonato quella strada e ora, nella malattia, sta raccogliendo quei frutti che le permettono di vivere interiormente la propria vita e di portare, ogni giorno, la sua croce. Alla fresca e pura innocenza di una bambina, si manifesta, progressivamente, una consapevolezza sorprendente. Ciò che traspare negli ultimi anni ha poco a che vedere con 'educazione' o 'insegnamento' (comunque importanti), ma è invece molto più vicino a qualcosa che si può definire, appunto, 'frutto'. Quello che si manifesta in Chiara sembra il risultato di un abituale e personale incontro con il suo Maestro: vive, così, il suo tempo. Rinunciare a vivere il tempo presente e a combattere ogni giorno per questo fine significa perdere il fondamento stesso del vivere pienamente; se questo accade, si crea un vuoto nella propria esistenza e quindi la necessità di fuga: nel rimpianto del passato o nella preoccupazione del futuro. Chiara era discreta, non ostentava la propria fede, ma ha in questo modo corrisposto alla grazia ed è così divenuta lei stessa testimone, in particolare durante quei drammatici 25 minuti durante i quali, di fronte al peso della croce, ha raccolto tutte le sue forze per porgere al Signore il suo dolore. Ha quindi alzato e rivolto il viso verso la madre, dicendole: «Se lo vuoi tu Gesù, lo voglio anch'io». Era pronta.

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