venerdì 26 novembre 2010

Il dolore di Chiara

“E’ stato proprio un momento di Dio: soffrivo molto fisicamente ma l’anima cantava.” 20.12.1989, in occasione di un ricovero coincidente con un congresso dei Gen.

La storia della salvezza - continuo tentativo del Padre di non perdere nessuno dei suoi figli - si compie e si manifesta pienamente nella Croce: “scandalo per i giudei e stoltezza per i pagani, ma sapienza di Dio” (Cor.). La Croce, vale a dire la manifestazione definitiva dell’amore di Dio. Croce e Amore, se scritti uno accanto all’altro sembra quasi si respingano, tanto sono lontane le immagini che rievocano nel cuore delle persone. La Croce è, infatti, ‘segno di contraddizione’: è contraddizione per due genitori sopravvivere alla propria figlia, donata loro dopo anni di suppliche ed è allo stesso modo contraddizione per tutti coloro che l’hanno vista crescere e l’hanno conosciuta, perché Chiara era un dono per chiunque la incontrasse. Ma Chiara era ‘di Cristo’, era cristiana, e Cristo stesso - per questa profonda amicizia, coltivata ogni giorno da Chiara - l’aveva resa partecipe del suo segreto. La croce è una tale contraddizione per l’uomo, prediletta creatura resa cieca e paralitica dal peccato originale, da poter esser svelata e compresa solamente per mezzo dello Spirito di Dio e con una grazia particolare: accessibile a tutti, ma senz’altro particolare. Nel mondo si incontrano molte cose ‘buone’: solidarietà, fratellanza, amicizia, gioia, ecc… apprezzabili da chiunque, credenti e non, ma Dio ha tenuto per se la chiave per comprendere il significato dell’esistenza dell’uomo; una chiave così preziosa da poter essere rivelata solamente al proprio Figlio, il Salvatore, e a chiunque appartenga al Figlio stesso. Ma l’uomo è incapace di capire Dio. La creatura non ha accettato le scelte ‘scomode’ del Padre e si è costruito la figura di un Padre buono ma ‘ideale’, che allontana dolore e sofferenza più che partecipare ad essa ed aiutare ad entrarvi; un Padre che se ne sta nel suo cielo e che all'occorrenza lo si può chiamare per risolvere i più o meno grossi problemi di chi lo invoca. La realtà è che l'uomo può incontrare - nel senso più stretto del termine - il suo Creatore proprio nella Croce. Se un cristiano ‘crede’, non può rinunciare a questa verità, per quanto scomoda possa sembrare. Quando i pastorelli di Fatima chiedevano di guarire le persone che si raccomandavano alla Vergine Maria, lei non diceva sempre ‘sì’ ma spesso rispondeva ‘non ancora’, come se non fosse ancora giunto per tutti il tempo della santificazione e che la sofferenza che stavano passando rappresentasse la necessaria purificazione, e come se l’anima potesse ‘sopportare’ la vista di Dio solamente se purificata. Una purificazione - soprattutto spirituale - a cui vanno inoltre soggette tutte le anime che iniziano il lungo viaggio e cercano perciò di avvicinarsi a Dio. «Ma tu non potrai vedere il mio volto, perché nessun uomo può vedermi e restare vivo» (Es). Se si crede veramente all'amore di Dio, non si può allora non credere che il Padre farà l'impossibile per sostenere la sua creatura nella sofferenza. Chiara ne rappresenta un rilucente esempio: come è possibile non credere che Chiara avesse Gesù Cristo al suo fianco? Lo sguardo di Chiara è lo sguardo di un amore che non ha paragoni, un amore senza confini.

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